Forest sharing, la piattaforma per condividere la gestione dei boschi

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Guido Milazzo, cofounder di Bluebiloba, la startup innovativa che gestisce il progetto: “Ci proponiamo di mettere in contatto e aggregare i piccoli proprietari di aree boschive in tutta Italia per favorire le economie di scala necessarie alla gestione dei boschi. Perché un territorio non curato a monte spesso è il presupposto di una città non sicura a valle”

“Se vogliamo convivere con la natura che ci circonda dobbiamo gestirla e trovare un punto di equilibrio. Con la nostra attività ci proponiamo di facilitare questo processo per quanto riguarda la gestione dei boschi, per aiutare tutti i proprietari – anche piccoli – che da soli non hanno i mezzi e le conoscenze per muoversi nel modo giusto, e le pubbliche amministrazioni impegnate nella tutela delle aree boschive sul loro territorio. La nostra mission è di mettere a disposizione tutti gli strumenti per rendere possibile una gestione virtuosa delle aree boschive, grazie a una piattaforma che consente l’incontro e la condivisione delle esperienze e delle iniziative”.

Così Guido Milazzo, socio fondatore di Bluebiloba, startup innovativa per la valorizzazione e gestione sostenibile e condivisa delle foreste, delle aree rurali e del patrimonio forestale, nata da uno spin-off dell’università di Firenze, spiega la funzione della piattaforma Forest Sharing, una delle principali iniziative curate da Bluebiloba.

Di cosa parliamo?

Guido, come nasce l’idea di dare vita a Forest Sharing?

Tutto parte con Bluebiloba, la startup nata cinque anni fa dall’idea di un gruppo composto principalmente da ricercatori o tecnici del settore forestale, seguendo un percorso di incubazione universitaria pensato per accompagnare la nascita di nuove idee imprenditoriali. Siamo partiti dalla constatazione che la gran parte delle aree boschive in Italia è di proprietà di privati ed è prevalentemente abbandonata. Nel nostro Paese i boschi hanno ormai superato per estensione le aree agricole: una conseguenza dell’abbandono delle campagne. Proprio il fatto che queste aree siano polverizzate in proprietà di piccole dimensioni ha portato al venir meno delle economie di scala necessarie per poter gestire il bosco. Così abbiamo pensato di creare i presupposti – grazie a un ambiente digitale – per riunire i proprietari e rendere più semplici gli interventi delle aziende specializzate.

Come funziona in pratica Forest Sharing?

Gli utenti possono registrarsi e una volta all’interno della piattaforma comunicarci le caratteristiche del loro bosco e quale intervento vorrebbero realizzare. In questo modo la piattaforma può creare un’occasione d’incontro tra la domanda e l’offerta di servizi, un po’ come se fosse un “Airbnb” della gestione delle aree boschive. Il valore aggiunto è che non si tratta semplicemente di una vetrina, perché siamo anche in grado di mettere a disposizione degli utenti un team di tecnici specializzati che, se chiamati in causa possono offrire la loro consulenza o prendere direttamente in gestione il bosco, ottenendo una sorta di mandato dal proprietario. Possiamo così occuparci, quando ci viene richiesto, della direzione tecnica per gli interventi di taglio o di diradamento, seguire i cantieri, o realizzare i progetti per chiedere i finanziamenti del Piano di sviluppo rurale.

Qual è in pratica il vostro modello di business?

Si basa essenzialmente su due gambe: la prima, come dicevamo, è la modalità “Airbnb”: ci poniamo come luogo d’incontro tra la domanda e l’offerta di beni e servizi, che sia la vendita di legna o un intervento di manutenzione, e tratteniamo una commissione dagli  interventi che vanno a buon fine. La seconda gamba è quella della consulenza per tutti gli interventi che ci vengono affidati direttamente, come nel caso, ad esempio, degli studi o dei rilievi.

Quali sono oggi i vostri numeri?

Forest Sharing, nata come idea tra il 2017 e il 2018, conta oggi su un numero di utenti compreso tra i 700 e gli 800, e su una estensione di circa 20mila ettari di bosco su tutto il territorio nazionale. Ovviamente la registrazione alla piattaforma è completamente gratuita e non vincolante finché non si decide di prendere un impegno per un intervento o finché non si realizza un incontro tra domanda e offerta.

Che feedback state ricevendo dagli utenti della piattaforma?

Abbiamo avuto finora degli ottimi riscontri, anche perché l’utente che arriva a registrarsi alla piattaforma ne ha già, soltanto con questo gesto, riconosciuta l’utilità. Il proprietario di un’area boschiva entra, si registra e ovviamente dovrà inserire i dati sulla sua proprietà: si tratta di un passo importante per ingaggiarci reciprocamente, perché mostra la volontà dell’utente di intervenire sul suo bosco.

Quali sono le richieste più frequenti che ricevete?

Nella maggior parte dei casi i proprietari ci fanno presente la loro volontà di tagliare per ricavare un guadagno. E noi ci mettiamo a disposizione delle loro richieste, ma sempre nella cornice dei criteri della gestione forestale sostenibile, quindi con il principio di non depauperare il bosco. Dal momento che il bosco continuerà a crescere, ogni taglio viene deciso considerando quanto quel bosco crescerà in futuro. È anche questo un modo consapevole di vivere in equilibrio con la natura che ci circonda.

Altre richieste riguardano la messa in sicurezza delle aree, con gli interventi per accertare la stabilità e la salute delle piante o la mitigazione del rischio incendi. In questo caso, ad esempio, proponiamo di aderire al bando pubblico della misura 8.3 del piano di sviluppo rurale per la prevenzione degli incendi, aiutando chi è interessato a redigere il progetto per partecipare. È successo, recentemente, con dei proprietari forestali nei dintorni di Firenze ed anche con una pubblica amministrazione, un Comune in Abruzzo.

Che ruolo ha la tecnologia in questo vostro percorso?

Riteniamo che sia fondamentale, ma che sia un mezzo e non un fine. Perché senza il coinvolgimento delle persone i nostri software non avrebbero senso.

Che evoluzione vedete nel vostro percorso?

Direi che l’evoluzione è già in atto, perché con Forest Sharing non abbiamo semplicemente ideato uno strumento, ma un metodo, un modo di lavorare che potrà essere applicato anche in altri ambiti. In altri Paesi piattaforme come Forest Sharing non sono gestite da privati, ma dal pubblico: stanno nascendo delle collaborazioni con enti pubblici ed istituti di ricerca in Italia e non solo, e ne siamo molto contenti, perché crediamo che solo cooperando a tutti i livelli si possano dare risposte alle esigenze di tutela del territorio. Spesso i presupposti per avviare un progetto non ci sono ed è necessario crearli, promuovendo aggregazioni tra soggetti diversi, a volte sia pubblici sia privati. In ogni caso la nostra idea, anche per il futuro, è di animare progetti e proporre un modo di lavorare in cui la tecnologia è un ingrediente per mettere insieme e dare più forza alle esigenze dei singoli. Anche perché, come hanno dimostrato i disastri che hanno recentemente coinvolto anche la Toscana, un territorio non curato a monte spesso comporta che ci sia una città più insicura a valle.