Un mare di plastica: con ColMare si raccontano le Aree protette per preservarle

Scritto da La Redazione di Sorgenia

Il progetto nasce a Genova dall’idea di quattro biologhe marine con l’intento di colmare la distanza tra uomo e mare attraverso la divulgazione scientifica

Materiali di imballaggio, sacchetti, bottiglie, fazzoletti, mozziconi di sigaretta, reti da pesca e mascherine: basta passeggiare sulle nostre spiagge per rendersi conto che in mare ci finisce di tutto e che se non smaltiamo i rifiuti in maniera corretta, prima o poi, finiscono in mare.

Di cosa parliamo?

Lo stato di salute dei nostri mari

Secondo i dati diffusi da WWF, si stima che ogni anno finiscano nelle acque marittime dai 4,8 ai 12,7 milioni di tonnellate di rifiuti plastici, mentre l’80% dei rifiuti presenti oggi in mare derivano proprio da fonti terrestri. In altre parole, sono la conseguenza di comportamenti scorretti da parte dell’uomo. Una situazione che rischia di danneggiare irreparabilmente l’ambiente marino e di mettere seriamente a rischio il suo ecosistema. Una volta finiti in acqua, infatti, i rifiuti si spezzano in frammenti più piccoli che possono raggiungere dimensioni anche inferiori ai 5 millimetri. Sono le cosiddette microplastiche che oggi rappresentano una fra le principali cause di morte per soffocamento di pesci e volatili che li scambiano per cibo.

Non solo plastica. Con ColMare si sensibilizza sulle diverse fonti di inquinamento

Raccontare il mondo marino per sensibilizzare i più piccoli (e non solo) sull’importanza di preservare i mari è l’obiettivo di ColMare, idea nata da un gruppo di quattro giovani biologhe e studentesse dell’Università di Genova – Alessia, Aurora, Francesca e Valentina – con l’obiettivo di colmare, appunto, la distanza tra uomo e mare, sensibilizzando sull’importanza delle Aree Marine Protette e sui danni che l’uomo può causare all’ecosistema marino.

Dopo il recente avvio del blog, le biologhe si sono lanciate sui social network e per i prossimi mesi hanno già in programma diverse attività e iniziative sul territorio ligure rivolte a grandi e piccini. “Il nostro obiettivo – spiega Valentina Cometti, una delle biologhe del progetto ColMare – è fare informazione e formazione sullo stato di salute dei nostri mari e su come possiamo preservarli. La plastica, per esempio, rappresenta una fetta importante del problema, ma è fondamentale far capire che l’inquinamento delle acque marine può derivare anche da tanti altri fattori, tutti altrettanto pericolosi, come per esempio l’eutrofizzazione, cioè l’eccesso di materia organica in acqua causata dagli scarichi fognari e che provoca danni a tutta la catena alimentare degli ambienti marini, ma anche l’inquinamento acustico, luminoso e i problemi derivanti dagli allevamenti intensivi”. Un progetto, quello di ColMare, che mira però a esaltare anche la bellezza del mare e di tutto ciò che ci può fornire, basti pensare ai servizi ecosistemici, cioè i benefici che gli ecosistemi marini possono garantire all’uomo, come la regolazione naturale del clima e dei gas atmosferici, la prevenzione del dissesto idrogeologico, la regolazione dell’impollinazione e l’approvvigionamento di cibo, materie prime e acqua dolce.

Le iniziative del progetto

“Abbiamo iniziato con il blog e con i social network – spiega Francesca Ruggeri – grazie ai quali è già possibile scoprire tante curiosità sulle specie marine e sugli oceani, e presto daremo il via anche a una serie di attività sul territorio ligure mirate a far conoscere il nostro progetto. Partiremo dalla formazione nelle scuole e negli oratori, per poi organizzare, con l’arrivo della primavera, uscite di snorkeling, per vedere da vicino la biodiversità di cui tanto parliamo, e raccolte di rifiuti sulle spiagge di Genova e dintorni. Nel lungo periodo ci piacerebbe costituire una vera e propria Associazione, così che il nostro progetto locale possa espandersi anche al di fuori del solo territorio ligure, perché tutte le comunità sono influenzate dal mare e per preservarlo è fondamentale che quante più persone siano consapevoli delle proprie scelte e dell’impatto che hanno sul sistema marino”.