Apicoltura urbana, api al lavoro come sentinelle dell’ambiente

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

Giuseppe Manno, founder della società che ha ideato il “bees-as-a-service”: “Offriamo alle aziende di ospitare le nostre arnie per tutelare la biodiversità e l’ambiente, misurare il proprio impatto ambientale e condividere miele a km zero con dipendenti, partner commerciali e comunità locali”

Tutelare la biodiversità e l’ambiente ospitando negli spazi aziendali in città colonie di api mellifere, che potranno dimostrarsi validissimi sensori naturali per monitorare la qualità di aria, terreno e acqua nel raggio di tre chilometri dalle arnie. È questo il principio da cui nasce Apicoltura Urbana, il progetto che è ormai arrivato a contare su 30 collaboratori e oltre 200 clienti su tutto il territorio nazionale, e che mira per i prossimi mesi a portare la propria proposta anche all’estero. Un’esperienza a cui si collega, per i partecipanti, anche la possibilità di condividere il miele prodotto con i dipendenti, i partner commerciali e le comunità locali, come spiega in questa intervista Giuseppe Manno, che ha fondato l’azienda e la guida dalla sua nascita.

 

Giuseppe, ci racconti la storia di Apicoltura Urbana?

Tutto nasce dalla mia passione per le api, a cui mi sono avvicinato ormai più di venti anni fa come hobbista, seguendo un apicultore professionista, e a cui mi sono velocemente appassionato. Un percorso condiviso con molte persone in Italia, dove gli apicoltori sono complessivamente circa 73mila, l’80% dei quali sceglie questa attività come un hobby. Come capita spesso in questo settore, man mano che si ha a che fare con le api ci si appassiona, e con il tempo è diventato quasi un mestiere accanto a quello di sviluppatore di siti per il commercio elettronico. La mia attività di apicoltore ha subito una battuta di arresto nel 2006, quando ho avuto un brutto incidente proprio con le api, e ho scoperto di essere diventato allergico al loro veleno. Dopo aver avviato una terapia per la desensibilizzazione ho proseguito con l’attività, fino a quando le persone a cui mostravo il mio lavoro mi hanno incoraggiato a coinvolgere altri. Nasce così il portale Subito apicoltore, per insegnare agli appassionati a prendersi cura delle api, e poi nel 2016 ho lanciato in modo strutturato Apicoltura Urbana insieme a Mauro Veca, pioniere a Milano dell’apicoltura urbana. All’inizio tutti ci guardavano malissimo, ma con il tempo – dopo anni di gavetta e di evangelizzazione – la nostra idea è stata accettata e hanno iniziato a svilupparsi progetti a macchia d’olio, gestiti anche da altre realtà.

Avete ideato il “Bees-as-a-service”: come funziona?

L’idea ci è venuta poco dopo aver iniziato a parlare con i potenziali clienti. In molti erano interessati, ma sollevavano una serie di perplessità: chi si occuperà delle api una volta che avremo installato le arnie? Chi penserà alla manutenzione e alla sicurezza? Così abbiamo decido di proporre un pacchetto che sollevasse le aziende da qualsiasi responsabilità o adempimento burocratico, una formula ad abbonamento in cui ci saremmo fatti completamente carico della gestione delle arnie: analisi apistica, visite veterinarie, responsabilità civile, sicurezza, rispetto delle normative per il posizionamento degli alveari, cura, manutenzione, alimentazione. E nel tempo abbiamo aggiunto una serie di proposte che aggiungessero valore, proponendo ad esempio iniziative di team building, progetti a valore sociale come la formazione all’apicoltura per rifugiati e richiedenti asilo, le visite guidate per le scuole.

Oltre a questo c’è il biomonitoraggio: in cosa consiste?

L’azienda può monitorare le proprie emissioni o lo stato di salute dell’ambiente circostante grazie al lavoro gratuito delle api, che arrivano a coprire 3mila ettari di spazio attorno all’arnia. In sostanza, noi ci occupiamo di installare l’apiario, di mettere a disposizione un nostro tecnico che lo cura periodicamente e un servizio di monitoraggio per immagini o video per tenere sempre sotto controllo l’attività delle api. Inoltre un nostro account supporta le aziende nell’organizzazione di eventi come degustazioni, visite guidate o team buiding. La piccola produzione di miele che deriva da questa attività è garantita attraverso processi di controllo ed estrazione a norma di legge. Siamo infine in grado di offrire servizi a valore aggiunto, come la certificazione ambientale, il monitoraggio dei pollini e la quantificazione della CO2 abbattuta. Devo dire che i nostri clienti hanno dimostrato di gradire la proposta, come dimostra il fatto che il churn rate è prossimo allo zero: le aziende con il passare del tempo si appassionano, perché toccano con mano la presenza delle api, molto più rispetto alla formula comune dell’adozione a distanza.

Si tratta di una proposta utile, in ambito Esg, anche per i bilanci di sostenibilità delle aziende?

Sicuramente. Quello dell’allevamento delle api è da questo punto di vista un settore che conta su una tradizione ormai consolidata in Italia. Tra i primi a cimentarsi in questo campo potrei citare Lamborghini, che nel 2011 ha lanciato il suo primo progetto, completamente gestito all’interno dell’azienda nella sede di Sant’Agata Bolognese, redigendo un bilancio di sostenibilità estremamente dettagliato, con una parte dedicata proprio alle api. Oggi, più di venti anni dopo le iniziative di questi pionieri, un numero sempre più grande di imprese è sensibile al tema, tanto che per il futuro abbiamo in mente diversi progetti, ad esempio nel campo del contatto con la natura e della salute delle persone.

State collaborando anche con Sorgenia: di che progetto si tratta?

Sorgenia aveva l’esigenza di raccontare la propria attenzione nei confronti dell’ambiente, andando anche oltre le cosiddette misurazioni delle emissioni “a camino” nei pressi delle proprie quattro centrali termoelettriche, in ognuna delle quali sono state installate due arnie. Questo perché le api, in aggiunta alle altre analisi, consentono di effettuare dei microcampionamenti a tappeto che sarebbe impossibile condurre manualmente: una sola ape visita ogni giorno migliaia di fiori, ed entra in contatto con l’aria, con gocce d’acqua, con il terreno e i pollini. Le api agiscono così in questi contesti come bioindicatori del contesto circostante, e possono essere ambasciatrici dell’attenzione all’ambiente dell’azienda.

Come sta cambiando la sensibilità delle imprese verso la vostra proposta?

Mentre all’inizio eravamo evangelizzatori, oggi incontriamo più entusiasmo, le cose stanno cambiando rapidamente. C’è ancora chi ci dice di no per principio, ma cresce il numero delle aziende che prendono direttamente l’iniziativa di contattarci. E poi ci sono quelle più “timide”, che si avvicinano con cautela e poi si appassionano con il tempo.

Che progetti avete per il futuro?

Abbiamo in cantiere molte idee, ma tra quelle in dirittura d’arrivo c’è la fusione con una società che ci consentirà di proporre e seguire i nostri progetti anche all’estero, soprattutto a livello europeo, aprendoci così a nuovi mercati. Parallelamente stiamo definendo un accordo con una società che produce integratori alimentari, per poter offrire, oltre al miele prodotto dalle arnie ospitate, anche prodotti di bellezza, spray alla propoli, caramelle, sempre provenienti dal lavoro delle api presenti in azienda.