Tra gli obiettivi della partnership il miglioramento dell’ambiente marino. Capofila del progetto è Arpa mare. Il direttore Vincenzo Ruvolo: “Prevista la realizzazione di barriere protettive ecocompatibili”
La posidonia, che è una vera e propria pianta acquatica ed è considerata comunemente come un biondicatore della qualità delle acque, forma praterie sottomarine particolarmente importanti per l’ecosistema del Mediterraneo: proteggono le coste dall’erosione, nel contempo ospitano e forniscono nutrimento a diversi organismi animali e vegetali.
Quando si verifica una regressione delle praterie di posidonia, come sta avvenendo in Tunisia, questa dinamica ha un effetto negativo sull’ecosistema che interessa le aree costiere, e causa un impoverimento della fauna ittica, in particolar modo per le specie che interessano la piccola pesca.
L’esperienza italiana coordina il team di rimboschimento di praterie di posidonia
Mettere a disposizione della Tunisia l’esperienza accumulata in Italia e più in generale in Europa nel campo della protezione della posidonia oceanica. È questo l’obiettivo del progetto “Metodologie innovative e azioni di rafforzamento per proteggere l’ambiente mediterraneo”, che è stato presentato nei giorni scorsi al palazzo della Cultura di Modica, in Sicilia. L’iniziativa fa parte del programma Italia-Tunisia, e mira al miglioramento dell’ambiente marino grazie alle sinergie rese possibili dalle collaborazioni internazionali.
A coordinare il progetto, che prevede il rimboschimento di praterie di posidonia oceanica in Tunisia e la realizzazione di barriere protettive ecocompatibili che permettano a queste piante marine di riprodursi e proliferare, è il dipartimento Mare di Arpa Sicilia, che conta sulla collaborazione con l’Institut Supérieur de Biotechnologie de Sidi Thabet, l’Università di Catania, la Faculté des Sciences di Tunisi, la Ecole Supérieure des Ingénieurs de Medjez El Bab, la Mediterraneo Consulting e il Flag Golfi di Castellammare e Carini. Autorità di gestione del progetto sarà la Regione Siciliana.
Per tutelare la posidonia progettate barriere sostenibili da scarti e rifiuti
“Il progetto – aggiunge Vincenzo Ruvolo, direttore di Arpa divisione Mare – mira al rinforzo e al recupero dell’ambiente mediterraneo attraverso il trasferimento a paesi con habitat marino uguale al nostro di attività già realizzate in ambito europeo. Dunque, con l’aiuto dei partner tunisini e dell’Università di Catania si procederà, individuate le aree adatte, al reimpianto della posidonia in situ e alla realizzazione di opere di protezione che consentano il mantenimento dell’impianto nel tempo. Verranno utilizzati allo scopo materiali innovativi, prodotti di rifiuto che vengono riciclati e riutilizzati nel rispetto dell’ambiente. Il progetto, dunque, non si limiterà all’implementazione di un’opera di pregio, la barriera di posidonia, ma è finalizzato anche all’arricchimento della fauna ittica”.
Condividere best practices per esportare il modello
“Si cercherà di creare anche delle best practices per calibrare gli interventi nel mare – conclude Paolo Ferlisi per Mediterraneo Consulting – Il progetto ha dunque una valenza strategica, oltre che scientifica, e siamo sicuri che i suoi risultati continueranno a permanere anche oltre il termine delle attività. L’idea è infatti quella di attuare interventi mirati perché il progetto possa reggersi da solo anche oltre il termine delle attività ed espandersi nell’area transfrontaliera, in termini di studi scientifici e know-how accumulato”.