Spreco alimentare: le tecnologie che salvano il cibo
Ecco come la tecnologia può fare la differenza tra il cibo che arriva in tavola e quello che finisce (ingiustamente) nella spazzatura
Se vi dicessero che ogni giorno buttate letteralmente nella spazzatura una parte di ciò che guadagnate, come reagireste? E se oltre ai soldi, nell’immondizia finissero anche la salute dell’ambiente, una fetta importante dell’economia globale e ogni proposito di una società più equa e sostenibile?
Non sono domande retoriche ma si tratta di una realtà che non è più possibile ignorare.
Secondo i dati più recenti della FAO, finisce nella spazzatura circa il 17 per cento di tutto il cibo prodotto nel mondo. Lo spreco alimentare si verifica principalmente tra le mura domestiche e, sempre secondo le Nazioni Unite, il cibo buttato potrebbe sfamare oltre un miliardo di persone ogni anno.
Per dimezzare lo spreco di cibo non basta un impegno superficiale. Bisogna infatti ripartire dalla cultura alimentare, dal modo stesso in cui pensiamo al cibo, al modo in cui gestiamo ogni giorno una risorsa preziosa e non un semplice bene di consumo.
Un cambio di stile di vita è fondamentale e in questo la tecnologia può essere di grande aiuto, soprattutto sul piano dell’organizzazione e della gestione del cibo in casa, del corretto smaltimento e riciclo dei rifiuti, di una migliore consapevolezza sulla conservazione degli alimenti e per supportare una condivisione capillare del cibo in surplus anche su scala locale.
Per aiutarvi a fare la vostra parte, abbiamo raccolto per voi una serie di tecnologie, app e startup interessanti per ridurre al minimo lo spreco alimentare.
Di cosa parliamo?
Food waste: responsabile del 10% delle emissioni di gas serra
È un’emergenza che impatta sulla qualità di vita di miliardi di persone, sull’economia globale e soprattutto sull’ambiente: secondo le stime più recenti lo spreco alimentare è infatti responsabile di circa il 10 per cento delle emissioni globali di gas serra. Per questi motivi, diminuire drasticamente lo spreco alimentare è anche uno degli obiettivi principali dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che chiede di “dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030”.
Anche l’Italia gioca la sua parte in questo record negativo: secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher International, nel nostro Paese buttiamo via più di mezzo chilo di cibo a testa ogni settimana, più di 30 kg l’anno, per un valore complessivo di oltre 9 miliardi di euro (il conto sale a 15 miliardi di euro se includiamo il costo dell’energia necessaria a produrlo).
L’app che ti dice come e quanto sprechi
Si chiama Sprecometro ed è la prima app – ideata dall’Osservatorio Waste Watcher International – che misura lo spreco e aiuta a prevenirlo. È uscita proprio nel 2023, funziona come una specie di diario ma è anche uno strumento valido per misurare i risvolti più pratici delle scelte alimentari che facciamo ogni giorno. L’app monitora i progressi avvenuti nel corso del tempo e calcola l’impatto economico (in €) e ambientale (in CO2 e H2O) dello spreco del cibo nelle case, nelle comunità aziendali e scolastiche.
Il frigorifero intelligente
Il frigorifero è senza dubbio l’elettrodomestico che ha rivoluzionato la cucina di tutto il mondo. Il suo debutto nella forma “moderna” è avvenuto il secolo scorso e da allora è sempre un caposaldo anche dell’innovazione legata alla riduzione dello spreco alimentare. I più moderni frigoriferi intelligenti funzionano di fatto come il manager di una cucina professionale: capiscono quando un prodotto sta per scadere, controllano la giacenza e addirittura possono ordinare da soli online la spesa. Evitare acquisti inutili e consumare tutto ciò che si compra è la regola numero uno sia in una cucina professionale che in una domestica: il frigo intelligente costa in media un po’ di più ma i risvolti positivi sono innegabili.
Brutta ma buona: frutta e verdura non sono una moda
Quasi un terzo della frutta e verdura prodotta in Italia viene sprecata perché non risponde ai canoni estetici. Avete letto bene: mangiamo solo prodotti ortofrutticoli pronti per un concorso di bellezza, una caratteristica del tutto ininfluente sul gusto e sulla capacità nutrizionale. Per fortuna qualcuno ci ha pensato e da tempo esistono iniziative (anche in alcuni supermercati) per la vendita di questi prodotti “imperfetti” a prezzo ridotto. Tra le esperienze più interessanti c’è la start up “Bella Dentro”, attiva già da qualche anno e che contribuisce a valorizzare l’ortofrutta meno bella (ma ugualmente buona) attraverso due punti vendita sul territorio e anche con la vendita diretta online. Di Bella Dentro ne abbiamo parlato nell’articolo “Bella Dentro: azienda italiana che si oppone allo spreco di frutta e verdura“.
La compostiera domestica
Le app di Food sharing
La condivisione del cibo è un altro passo decisivo per abbattere lo spreco alimentare. La condivisione è sempre stato un tema caldo per le soluzioni anti spreco, ma le idee si sono spesso scontrate con problemi logistici oggettivi. Oggi grazie alla tecnologia si può fare qualcosa di più. Un esempio è “Too good to Go”, l’app danese già attiva da tempo nel nostro Paese. In sostanza l’app agevola lo smaltimento delle eccedenze di cibo dei ristoranti e della vendita diretta, per minimizzare lo spreco di cibo rimasto invenduto a fine giornata (e ancora perfettamente sicuro e ottimo da mangiare).
“Olio” è un’altra app che connette domanda e offerta per trovare una collocazione all’abbondanza di cibo: funziona essenzialmente attraverso la donazione di cibo in surplus sia da singole persone che da associazioni o ristoranti ed è attiva in tutto il mondo. In altre parole “Olio” funziona come una specie di banca online del cibo con milioni di utenti registrati che effettuano donazioni di cibo sia su base regolare che saltuaria, spesso anche con la collaborazione della grande distribuzione.
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