Qualche consiglio per i genitori per non cadere nelle trappole della pubblicità e fare le migliori scelte per i propri bambini, la loro salute, l’ambiente e il clima
Le sfide per chi diventa genitore sono numerose e spesso complesse. Un neonato non arriva munito di libretto delle istruzioni e può capitare che i neogenitori siano in balia di pubblicità e di una cascata di consigli e raccomandazioni. È così che può capitare che stanchi e sottopressione si perda la bussola cercando di fare la cosa giusta e non far mancare nulla al nostro bambino.
In questi anni in cui ho sperimentato sulla mia pelle cosa significhi essere genitore, ho perso il conto dei falsi miti in cui mi sono imbattuta, dei consigli ricevuti totalmente campati in aria e privi di alcun fondamento scientifico, dell’enorme mole di prodotti per l’infanzia che mi sono stati proposti o regalati e che si sono rivelati per lo più inutili.
Spesso ci ho riso sopra, ma è scioccante che nel 2024 ancora ci sia chi ti consiglia di “bere birra in abbondanza così produci più latte” quando la ricerca ha ampiamente dimostrato che l’alcool è assolutamente sconsigliato anche in piccole quantità ed estremamente dannoso per il bambino, sia in gravidanza che durante l’allattamento.
Sull’allattamento le false convinzioni che continuano a proliferare ed essere praticate facendo più danni che altro sono ancora numerose. Un altro esempio è la convinzione che l’allattamento debba seguire orari precisi e rigidi, ogni 3 ore nei primi mesi, “solo così si potrà garantire la corretta nutrizione del bambino”, anche in questo caso le evidenze scientifiche hanno ampiamente dimostrato che l’allattamento deve invece essere a richiesta, ogni volta che il bambino lo richiede, perché solo così si risponde al meglio alle necessità del bebè e l’allattamento può funzionare al meglio.
Un’altra diffusa raccomandazione, proveniente spesso anche dai pediatri e che fa parecchi danni è quella di seguire per lo svezzamento uno schema rigido di introduzione degli alimenti. Solitamente si consiglia di partire con un brodo fatto con una verdura che viene poi via via arricchito con un solo ingrediente alla volta “così da accorgersi se il bambino ha intolleranze/allergie”. Secondo questo schema il bambino deve mangiare per i primi mesi di svezzamento solo pappe. In realtà la ricerca anche in questo caso ha dimostrato che il ritardato inserimento di vari alimenti aumenta il rischio di sviluppare allergie. Inoltre, limitare l’esperienza del cibo solido solo ad alimenti liquidi o cremosi limita l’esperienza vissuta dal bambino, non gli fornisce gli stimoli necessari allo sviluppo dell’apparato masticatorio e digerente.
Insomma, ci sono tanti buoni motivi, in primis proprio per favorire il benessere del bambino, per cui dovremmo mettere in discussione le certezze granitiche che ci vengono proposte da partenti, amici, vicini e a volte anche dal pediatra.
Non dimentichiamo inoltre che le centinaia di prodotti che vengono venduti ai neogenitori, così come le numerose raccomandazioni comportano un grande impatto anche sul nostro portafoglio, portandoci a spendere anche fino a 29.000 euro nei primi due anni di vita del bambino e un enorme impatto sull’ambiente in termini di consumo di risorse ed emissioni inquinanti e di gas serra.
Ecco 10 consigli per aiutare i genitori a fare le migliori scelte per il proprio bambino con un occhio all’ambiente e al portafoglio.
1) Tenere a mente i bisogni reali del bambino per ogni scelta che lo riguarda
Ogni qual volta siamo di fronte a una scelta che riguarda il nostro bambino, sia che si tratti di un prodotto da acquistare o una raccomandazione da mettere in pratica, facciamoci questa semplice domanda: “Questo prodotto/consiglio soddisfa un bisogno reale del bambino?”. Se siamo certi che la risposta sia “Sì”, prendiamo in considerazione la cosa e valutiamola più attentamente. In caso contrario invece, meglio lasciar perdere. Già con questo primo consiglio scremeremo parecchi prodotti e consigli inutili.
2) Restare lucidi e razionali nelle scelte di acquisto
L’acquisto di impulso è da sempre nemico dell’ambiente e spesso il prodotto che d’istinto ci sembrava un grande affare si rivela poi meno utile del previsto. Nel valutare i prodotti proposti per l’infanzia così come i consigli e le raccomandazioni ricevute è importante riflettere e farsi guidare più dalla ragione che dall’istinto. Un prodotto, ad esempio un passeggino, che viene proposto come super offerta potrebbe non essere poi questo grande affare se non corrisponde ai nostri bisogni, legati ad esempio al nostro stile di vita o allo spazio a disposizione. Anche se non è sempre semplice, proviamo quindi a resistere alle offerte e a quelle pubblicità irresistibili che sembrano vendere il prodotto che risolverà qualunque difficoltà con il nostro bebè.
3) Meno è meglio
Il mondo dei prodotti per l’infanzia è in costante sviluppo, così come la ricerca scientifica che studia gli effetti sulla salute di nuovi composti e materiali utilizzati.
Non esiste e non è possibile stilare un elenco definitivo di sostanze e prodotti da evitare perché la ricerca ha un sistematico ritardo nello scoprire gli effetti dannosi delle sostanze in commercio. Mentre, infatti, scopriamo che sostanze usate da anni, ad esempio per piatti e tazze per bambini che si sono rivelate tossiche, in quello stesso momento vengono messe in commercio nuove molecole che oggi risultano innocue, ma che tra qualche anno potrebbero rivelarsi più pericolose del previsto. La cosa migliore che possiamo fare per proteggere i nostri bambini e la salute di tutta la famiglia è usare meno prodotti possibile, non parlo solo di prodotti per la cura della persona come saponi e creme, ma anche di vestiti, giocattoli, accessori. Ridurre il numero di prodotti acquistati, imparare a fare con meno, inoltre, ci rende più liberi, ci permette di apprezzare meglio quello che abbiamo e usarlo al meglio, riduce il nostro impatto ambientale e ci fa risparmiare.
4) Privilegiare l’usato
Un modo per ridurre il rischio di esposizione a sostanze pericolose è anche quello di privilegiare per il bambino, così come per tutta la famiglia, acquisti di seconda mano. Vestiti, tessuti, mobili per la cameretta e accessori già usati e lavati hanno infatti un minor rilascio di sostanze potenzialmente dannose. Qualunque cosa può essere acquistata usata, ad eccezione del seggiolino auto (vedi punto 5). Privilegiando l’usato si riduce di più del 50% l’impronta ambientale e si riduce di metà la spesa. Perché l’usato sia con la minore impronta ecologica è importante che sia rimesso in circolazione più localmente possibile, ad esempio in negozi dell’usato di quartiere. I prodotti usati costano mediamente la metà dell’equivalente nuovo o almeno un 20-30% in meno se in ottime condizioni.
5) Occhio al seggiolino per auto
Il seggiolino per auto è l’unica cosa su cui è consigliabile dare la priorità assoluta alla sicurezza, scegliendo i modelli testati da associazioni di consumatori come Altroconsumo o comunque associazioni indipendenti come Salvagente Italia.
Dal 1° settembre 2024, è poi entrata in vigore la nuova normativa per i seggiolini auto, con l’obiettivo di aumentare la sicurezza dei bambini a bordo. La nuova normativa UNECE R129, “i-Size”, utilizza l’altezza come criterio principale, richiedendo l’uso di seggiolini rivolti contro il senso di marcia fino a 15 mesi e sostituisce la precedente UNECE R44/04, che classificava i seggiolini in base al peso del bambino. Nonostante l’obbligo di vendita di seggiolini conformi alla R129, i seggiolini R44/04 già acquistati potranno continuare a essere utilizzati.
È utile tenere a mente che i seggiolini hanno una data di scadenza per cui anche se da fuori possono sembrare in buono stato all’interno potrebbe esserci stato un deterioramento dei materiali che riduce la sicurezza in caso di incidente.
Benissimo, quindi, a farsi regalare da amici e parenti vestiti, mobili e accessori usati per il nostro bambino ma meglio declinare in caso di seggiolini per l’auto usati.
6) Cucinare con le proprie mani
L’industria dei prodotti per l’infanzia ha da sempre cavalcato le nostre insicurezze di genitori per vendere; tra questi rientra il super business del baby food, una florida industria che frutta centinaia di milioni e che da più di cinquant’anni propone soluzioni per risolvere dubbi e insicurezze delle famiglie riguardo alla nutrizione dei bambini. Il Baby food si è infatti sviluppato soprattutto negli anni ’50-’60 quando è nata l’esigenza per le famiglie di anticipare lo svezzamento del bambino per permettere alle madri il ritorno al lavoro dopo 3-4 mesi dalla nascita del bebè. Ma l’apparato digerente del bambino prima dei sei mesi non è ancora pronto per assumere alimenti solidi, nasce così l’idea degli omogeneizzati: pasti completi con una consistenza cremosa che potevano essere somministrati ai neonati anche prima dei sei mesi. Ma è anche la comodità a spingere molte famiglie a ricorrere al baby food e a pasti pronti all’uso. Il rischio di soffocamento è una paura che fa perdere lucidità a molti genitori e per non rischiare si opta per pappe pronte e cremose. Per affrontare questa paura la cosa migliore è non lasciare mai soli i bambini mentre mangiano, evitare di mangiare in auto e soprattutto imparare la manovra di disostruzione che è fondamentale sappiano fare tutti coloro che si prendono cura del bambino, compresi i nonni e baby-sitter. Come approcciare quindi l’alimentazione del bambino? Innanzitutto, rispettando i suoi tempi, in generale il bambino è pronto per cominciare ad assumere oltre al latte materno cibi solidi dopo i 6 mesi, attendiamo che sia in grado di stare seduto da solo e che manifesti interesse per il cibo che vede a tavola. Ogni cibo salutare può essere proposto al bambino, ad esempio ortaggi e frutta, cereali e legumi decorticati, olio extravergine. La consistenza andrà adattata di giorno in giorno in base ai progressi del bambino e della sua capacità di masticazione. In questo modo si stimolerà al meglio il suo sviluppo, la curiosità per diversi colori, gusti e consistenze, nonché il senso di convivialità a tavola.
7) Evitare l’usa e getta
Tra i maggiori responsabili delle migliaia di kg di rifiuti che si producono all’arrivo di un neonato c’è la categoria dell’usa e getta e in particolare i pannolini monouso. Anche i prodotti usa e getta, considerati una manna dal cielo per la loro comodità non sono in realtà privi di rischi per la salute e il benessere del bambino. I pannolini restando a contatto con la pelle del bambino per circa 23 ore su 24, soprattutto nei primi mesi, possono lasciare residui pericolosi sulla pelle. L’abitudine comune in molte famiglie di usare salviette usa e getta per il cambio del pannolino, allo stesso modo rilascia sulla pelle sostanze potenzialmente pericolose ed è meglio circoscriverla solo ai momenti fuori casa.
8) Meno giocattoli e più gioco in libertà
“Il gioco è il lavoro del bambino” è una celebre citazione di Maria Montessori. Ma cosa serve al bambino per giocare? L’offerta di giocattoli è sconfinata e questo può portarci a pensare che siano necessari al bambino o che non saremmo bravi genitori se non lo circondassimo di qualunque tipo di giocattolo. In realtà ai bambini non serve nulla di particolare per poter giocare. Il gioco soprattutto nei primi anni prende ispirazione dall’imitazione degli adulti, dai gesti che si vedono fare in casa come cucinare, fare le pulizie, lavare i piatti, fare il bucato ed è proprio sui gesti quotidiani e con gli strumenti di tutti i giorni che i bambini vogliono misurarsi di più. Questo non significa non fare entrare in casa nessun giocattolo, ma scegliere con cura cosa merita di entrare tra le mura domestiche, permettendo al bambino di giocare in modo libero e spontaneo usando anche strumenti e utensili di uso quotidiano. Per i giocattoli che si sceglie di acquistare meglio poi privilegiare l’usato, materiali naturali come il legno e giochi “aperti” che possano essere usati in vari modi dal bambino.
9) Alla larga dagli schermi
Un salvagente per tanti genitori per avere un po’ di tempo per sé o anche solo per poter fare qualche faccenda domestica è quello di mettere il bambino davanti a uno schermo (telefono, tv, tablet). Non fa molta differenza se sullo schermo ci sia un cartone animato, un film o un videogioco, l’effetto dell’esposizione agli schermi è analogo. Anche in questo caso vale la regola della moderazione, di dosare l’uso degli apparecchi elettronici, in primis dando il buon esempio ai propri figli e poi mettendo regole chiare e condivise. Può essere una sfida complicata e ardua se noi stessi siamo dipendenti dai nostri smartphone e non riusciamo a staccarcene nemmeno a tavola, ma vale la pena fare uno sforzo sia per la nostra salute mentale che per l’educazione che stiamo dando ai nostri figli.
10) Rimettere in circolo quello che non ci serve più
Ultima sferzata green alla nostra impronta ecologica riguarda cosa fare con vestiti, mobili, giocattoli e accessori del nostro bebè quando non ci servono più. Invece di buttarli via cerchiamo di rimetterli in circolazione allungarne il più possibile l’uso. Possiamo donarli direttamente a neogenitori che sappiamo potrebbero averne bisogno oppure regalarli ad ospedali pediatrici, case-famiglia, associazioni che aiutano le famiglie bisognose. Basterà contattare la struttura per scoprire come fare. Sono tante le strutture che sono ben felici di ricevere queste cose e che richiedono come unico requisito che siano pulite e in buono stato. Un’altra cosa che possiamo fare è vendere a negozi dell’usato o sulle piattaforme di second hand. In genere questa opzione richiede un po’ più di tempo, ma permette di avere un piccolo ritorno economico dalla vendita.
“I genitori non sono i costruttori del bambino, ma i suoi custodi” diceva Maria Montessori, penso questa frase sia emblematica dell’approccio da avere nei confronti dei propri bambini. Non facciamoci sopraffare dall’ansia di essere dei bravi genitori secondo i canoni tradizionali, perché ogni bambino e ogni famiglia è diversa e solo noi possiamo sapere cosa è meglio per noi. Fare scelte green o che facciano risparmiare, non solo non è un sacrificio, ma al contrario coincide con tutto quello che favorisce il massimo benessere e la felicità del nostro bambino. Per farlo al meglio basta non accontentarsi, non dare per scontato che il “si è sempre fatto così” sia giusto per forza e soprattutto non rinunciare mai al proprio spirito critico.