La più grande coop vitivinicola d’Italia salvaguarda l’ambiente grazie ad un modello di economia circolare che rifornisce, con materiali 100% bio-based, svariate filiere produttive.
L’Italia è famosa nel mondo per il Made in Italy, sinonimo d’eccellenza nella produzione di beni che comprendono praticamente tutti i campi. Così tanti, e vari, che si è avvertito il bisogno di racchiuderli nelle “quattro A”: Abbigliamento, Agroalimentare, Arredamento e Automobili. E dentro a queste 4 macroaree non può non essere compresa l’industria del vino, una bevanda antichissima ricavata dall’uva che, dallo scorso secolo e dopo i primati inglesi e francesi, è tornata prerogativa dell’Italia. Il Belpaese, infatti, nella sua produzione ed esportazione, ha raggiunto la Francia, superandola nel 2019 e tornando così a diventare “Il Paese del vino” a livello mondiale. Per arrivare a tutto questo, tra le tante industrie che operano nel settore vinicolo, è servita anche la mano del Gruppo Caviro, la più grande cooperativa vitivinicola d’Italia che snoda i suoi vigneti attraverso sette regioni e che, ormai da anni, ha basato il suo ciclo di produzione su un approccio sostenibile ricavando risorse dagli scarti della produzione vitivinicola. Per un altro grande esempio di economia circolare.
La filiera di Caviro diventa circolare grazie a Caviro extra
Caviro nasce nel 1966 a Faenza, in Emilia-Romagna, e nel corso degli oltre 50 anni d’attività è arrivata a contare su circa 12.400 viticoltori che operano in 7 regioni italiane (Abruzzo, Emilia-Romagna, Marche, Puglia, Toscana, Sicilia e Veneto). La filiera produttiva del Gruppo Caviro, che promuove la salvaguardia del pianeta attraverso riuso, riciclo e rigenerazione dei rifiuti, ha visto piena concretizzazione nel progetto che ha dato la luce alla società Caviro Extra nel 2018. Questa branca della casa madre lavora nel campo dell’innovazione e della ricerca nello sviluppo di ingredienti di qualità ottenuti dalla valorizzazione degli scarti della produzione del vino. Il tutto secondo tre direttive: sostenibilità economica, etica ed ecologica, per ottenere il più alto numero di risorse – di qualità – da materiale che altrimenti sarebbe finito, come accade ovunque a spese del nostro pianeta, in qualche discarica a cielo aperto.
No agli scarti, solo materia prima a zero impatto ambientale
Prima di cominciare a parlare del processo di trasformazione delle tonnellate di rifiuti della produzione del vino, è utile snocciolare alcuni numeri dell’universo Caviro.
La filiera consta di 27 cantine sociali e 36.300 ettari di superficie vitata, 615 mila tonnellate di uva (pari al 9% dell’intera produzione nazionale), per una produzione di 195 milioni di litri di vino (Bilancio di Sostenibilità 2020).
Una trasformazione che, come è normale, genera materiale di scarto, quantificato in 555.000 tonnellate di scarti tra feccia, vinaccia e reflui. Di tale grande quantità, grazie al lavoro di Caviro Extra prima e di Enomondo poi, ne resta inutilizzata, e quindi smaltita, solo lo 0,66%. Nel ciclo produttivo, inoltre, l’energia utilizzata è verde, quindi autoprodotta (e certificata), al 100%, risparmiando così 82.000 tonnellate di CO2 e anche il 30% sui consumi d’acqua. Dal materiale di scarto della produzione del vino, Caviro Extra ricava acido tartarico (estratto dalle fecce di fermentazione), utilizzato come componente nelle produzioni industriali di biscotti, caramelle e marmellate, nell’industria farmaceutica, oltre ad essere riutilizzato anche nella filiera enologica come correttore di acidità del vino.
Caviro, Caviro extra ed Enomondo: circolarità fatta in casa
Nel parlare di economia circolare come uno degli “scogli” a cui il pianeta può aggrapparsi per provare a salvarsi, il Gruppo Caviro può rappresentarne una delle massime espressioni. A produrre e commerciare il vino, infatti, è Caviro SCA, e la trattazione di tutti i sottoprodotti e gli scarti è destinata a Caviro Extra. Questa unit attraverso il trattamento di mosti, vinacce e fecce si occupa di produrre prodotti nobili, pronti per essere immessi in nuovi processi produttivi, quali alcool etilico di origine agricola, succhi d’uva, vinaccioli ed enocianina. Ma non solo, perché dai rifiuti e scarti delle proprie lavorazioni, Extra, grazie al lavoro appassionato di tutti i propri tecnici e dipendenti ricava anche energia ecologica, come il biometano, fertilizzanti naturali e prodotti per la depurazione che diventeranno poi nuova risorsa. Questi semilavorati, infatti, vengono utilizzati da industrie alimentari, agronomiche, farmaceutiche e del beverage. Fine delle belle azioni? No, perché attraverso Enomondo, società controllata al 50% da Caviro Extra e al 50% dal Gruppo Hera, vengono gestiti gli impianti a biomasse che genereranno parte di energia pulita che andrà ad alimentare gli impianti Caviro per la produzione del vino, mentre il resto verrà immesso in rete a beneficio della collettività. Un modus operandi che testimonia ancora una volta come nel Gruppo Caviro nulla si distrugge e tutto si trasforma, circolarmente, per salvare la terra.
Oltre la circolarità: Caviro valorizza il lavoro
L’esperienza Caviro Extra è parte di un progetto più ampio che parte da lontano. Dai lavoratori dell’azienda, considerati una risorsa preziosa e non solo un numero da sfruttare per perseguire il profitto, e della salvaguardia dei livelli occupazionali. Nell’ultimo biennio, infatti, la forza lavoro è aumentata di 9 unità (fonte bilancio di sostenibilità Caviro 2019) e il gruppo, per promuovere il tema – centrale – della sicurezza dei dipendenti ha ideato un evento di sensibilizzazione, “In vino securitas – dissetiamo la cultura della sicurezza” che si è svolto al Teatro Masini di Faenza con uno spettacolo che ha coinvolto dipendenti e famiglie secondo un nuovo concetto di sicurezza, non più “accademico”, ma “emozionale”. E che soprattutto bisogna alimentare attraverso un’educazione quotidiana sin dalla tenera età.
Le iniziative per il territorio
Il gruppo Caviro, inoltre, sostiene e supporta varie iniziative sui territori di Faenza e Forlì per lo sviluppo locale. Le donazioni e le sponsorizzazioni dell’ultimo triennio sono state di circa 700.000 euro (233.000 euro di media l’anno) e Caviro, tra i principali enti supportati, può annoverare:
- FAI (Fondo Ambientale Italiano)
- CONSORZIO FAENZA C’ENTRO
- FORLÌ NEL CUORE SOC. COOP. CONSORTILE
- EMILIA ROMAGNA FESTIVAL
- MUSEO INTERNAZIONALE DELLE CERAMICHE IN FAENZA
- OASI CICOGNE
- AMICI DELLO IOR