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Bamboopro, sequestrare CO2 coinvolgendo i territori

I progetti ambientali promossi dal consorzio Bambù Italia hanno finora interessato 145 comunità agricole, per 232 ettari e 967.762 kg di anidride carbonica segregata. Mission: contribuire a raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 generando valore condiviso per le imprese e benefici per la società e l’ambiente

Puntare sulla diffusione del bambù sul territorio nazionale per dare un contributo – grazie alla CO2 sequestrata – al raggiungimento degli obiettivi dell’agenda Onu 2030, generando valore condiviso per le imprese e gli shareholder e benefici ambientali e sociali sul territorio. È questa la mission di Bamboopro, l’iniziativa del Consorzio Bambù Italia, nato nel 2014 per sostenere lo sviluppo di coltivazioni di Bambù a scopo commerciale, industriale e di bonifica ambientale, che oggi conta su circa 900 associati. Le foreste di bambù realizzate finora hanno coinvolto complessivamente 145 comunità agricole in Italia e Francia, con foreste che si estendono per 232 ettari, che hanno finora sequestrato complessivamente 967.762 kg di anidride carbonica.

Il contributo del Bambù per l’ambiente

Oggi in Italia gli ettari di terreno dedicati alla coltivazione di una specie gigante di bambù, il Phyllostachys bambusoides, con le piante in grado di raggiungere i 20 metri di altezza, sono circa 2mila. Si tratta di una pianta che viene utilizzata nell’edilizia e nell’arredamento, ma che ha anche la caratteristica di catturare i gas serra. Il bambù è inoltre una pianta che può dare un contributo importante all’economia circolare, grazie alla produzione di oggetti – come ad esempio le stoviglie – che rappresentano una valida alternativa alla plastica.

Questa pianta viene utilizzata massicciamente in Cina, dove sono più di 8 milioni gli ettari occupati da foreste o coltivazioni di bambù, mentre in Italia il mercato è ancora nella sua fase iniziale e si sta sviluppando a livello intensivo soprattutto nell’area della Pianura padana. In queste zone è stato messo a punto un protocollo di coltivazione, basato anche su un tipo di irrigazione a goccia e un distanziamento variabile tra le piante, che ne ha favorito l’adattamento alle nostre latitudini.

Una delle caratteristiche principali di queste piante è il fatto che sono in grado di assorbire una notevole quantità di anidride carbonica, superiore ad esempio a quella degli alberi. Il bambù viene inoltre utilizzato per le bonifiche ambientali, dal momento che è in grado di assorbire olii e metalli pesanti, contando su una alta longevità naturale e su una bassa necessità di manutenzione.

La blockchain al servizio dell’ambiente

L’idea messa a punto da Bmboopro è quella di creare dei token, certificati via blockchain, utilizzando le tonnellate di CO2 sequestrate in Italia e Francia attraverso Progetti Ambientali Europei, adottando come prassi di riferimento quella definita dallo standard Uni/Pdr 156:2024 che regola la realizzazione di piantagioni di bambù gigante, i cosiddetti bambuseti, che abbiano come scopo principale la cattura di anidride carbonica. Grazie a questo disciplinare è possibile definire la quantità di tonnellate di CO2 assorbite e stoccate per ciascun progetto tramite un algoritmo di calcolo.

Le aziende che decidono di sostenere i progetti ambientali di Bamboopro avranno così la possibilità di certificare il proprio impegno e inserirlo nel proprio bilancio di sostenibilità e nella propria strategia ESG, comunicando in completa trasparenza i risultati ottenuti.

I benefici

Oltre ai benefici per gli agricoltori coinvolti, che avranno la possibilità di vendere sul mercato di “eco-credit” generati grazie alla coltivazione del bambù, i progetti porteranno anche un positivo impatto ambientale e uno sviluppo economico e sociale.

Coltivare il bambù, infatti, spiegano dal consorzio, contribuisce a rigenerare il terreno, catturare le polveri sottili, razionalizzare il consumo di acqua, creare barriere antincendio naturali, proteggere gli ecosistemi, offrire nuove opportunità di lavoro per le comunità rurali, produrre grandi quantità di biomassa, e creare prodotti sostenibili senza l’utilizzo di prodotti chimici.

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