Sahara, il deserto avanza di 800 metri l’anno

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

A causa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo, l’Africa settentrionale è sempre più arida: a rischio le popolazioni locali e la biodiversità

Il famoso “rovescio della medaglia” dei ghiacciai che si sciolgono per colpa dei cambiamenti climatici indotti dall’uomo, è probabilmente il progressivo aumento della desertificazione in Africa settentrionale. Il deserto del Sahara, infatti, sta ormai avanzando al ritmo di 800 metri ogni anno, distruggendo la vegetazione e facendo spostare gli abitanti delle zone di confine. Più in generale l’Africa sta progressivamente cambiando il proprio aspetto anche a causa delle emissioni di gas serra che contribuiscono al riscaldamento del pianeta. È anche questo uno dei paesaggi che i nati nel 2020 vedranno profondamente trasformato nei prossimi anni.

Di cosa parliamo?

L’avanzata dei deserti: dal Sahara all’Australia

Quella del Sahara è l’area desertica più estesa del pianeta, ma la progressiva desertificazione non si ferma a questo continente: fenomeni simili stanno interessando anche il Sud dell’Australia, proprio nell’area recentemente interessata da incendi devastanti.
A quantificare con più precisione il ritmo di espansione del Sahara è stato negli ultimi anni uno studio che ha fatto scuola, quello del dipartimento di Scienze dell’Atmosfera e degli oceani dell’università del Maryland, il primo di questo genere, pubblicato nel 2017 dal Journal of Climate, secondo cui dal 1920 ai giorni nostri il deserto ha aumentato la propria superficie del 10%.
“I deserti generalmente si formano nelle zone subtropicali a causa della cella di Hadley, che in meteorologia definisce un tipo di circolazione attraverso cui l’aria sale all’equatore e discende nelle zone subtropicali – spiega Sumant Nigam, tra i ricercatori che hanno firmato lo studio – I cambiamenti climatici potrebbero aumentare la cella di Hadley, causando l’avanzamento verso nord dei deserti subtropicali”.

Le cause della desertificazione

Secondo i ricercatori l’area desertica si estende ormai per 8,6 milioni di kilometri quadrati. Le cause sono da ricercarsi nelle precipitazioni sempre più scarse, con inverni sempre meno piovosi, al di sotto della media degli ultimi anni che si fermava attorno ai 25 millimetri di pioggia nell’arco dei 12 mesi. Un dato in controtendenza rispetto a quanto succede nell’Africa tropicale e del Sud, dove invece le piogge sono in aumento.
A questo si associa un aumento generalizzato delle temperature in tutti i periodi dell’anno, che mette a rischio desertificazione tutta la fascia del Sahel, normalmente semi-arida, e che fa da “cuscinetto” con la savana del Sudan.
Se poi ci si ferma ad analizzare i soli mesi estivi, secondo gli studiosi dell’ateneo del Maryland l’area desertica risultava già nel 2013 essere più ampia del 16% rispetto ai confini che aveva nel 1920.

Le conseguenze per gli abitanti del Nord Africa

Il processo di desertificazione in atto potrebbe avere in prospettiva gravi ripercussioni sulle popolazioni che abitano l’area, dal momento che sconvolge l’ecosistema locale su cui erano tarati, ad esempio, gli abitanti del Sahel con le loro attività agricole.
Se infatti il Sahara si estende, contemporaneamente il Sahel si assottiglia, come dimostrano anche i problemi che hanno coinvolto il lago Chad: “Il bacino del Chad – spiega ancora il professor Sumant Nigam – si trova nell’area in cui il Sahara si è esteso verso sud e il lago si sta prosciugando. È un’impronta molto visibile delle precipitazioni ridotte non solo localmente, ma in tutta l’area”.

A certificare il rischio che sta correndo il Sahel sono anche le Nazioni Unite, che hanno classificato l’area, che si estende dalla Mauritania all’Eritrea fino al Sudan, come una delle aree più vulnerabili al mondo agli effetti del cambiamento climatico, con le temperature in aumento a un ritmo una volta e mezzo superiore in confronto alla media globale, e che entro il 2050 potranno arrivare a misurare tra i 3 e i 5 gradi in più rispetto alla media odierna.
“La tendenza che vede in Africa estati progressivamente più calde e stagioni delle piogge sempre più secche, sono collegate a fattori quali un aumento dei gas serra e degli aerosol nell’atmosfera – aggiunge Ming Cai, direttore della Divisione di Scienze Atmosferiche e Geospaziali della Fondazione Scientifica Nazionale, ente che ha finanziato lo studio – Queste tendenze hanno anche un effetto devastante sulle vite del popolo africano, che dipende da economie basate sull’agricoltura”.