L’economia circolare di Bi-rex: creare cellulosa dagli scarti organici

Scritto da Ettore Benigni
Giornalista

A ideare il progetto due ricercatrici del dipartimento di Chimica del PoliMi, Greta Colombo Dugoni e Monica Ferro. Che ora stanno sviluppando la loro intuizione per trasformarla in una startup all’insegna della green economy

Ricavare cellulosa dai materiali di scarto e rimetterla in circolazione utilizzandola come materia prima per il settore industriale. È l’idea da cui nasce Bi-rex, il progetto di economia circolare nato dalla collaborazione di due ricercatrici del dipartimento di chimica del Politecnico di Milano, sotto la supervisione del Professor Andrea Mele, che ora sta cercando la strada per diventare una startup e un’idea imprenditoriale. Le protagoniste sono Greta Colombo Dugoni, all’ultimo anno di dottorato, e Monica Ferro, da un mese assunta come tecnico del dipartimento di Chimica dopo l’esperienza da assegnista post-dottorato.

“Il progetto è nato essenzialmente dal nostro incontro – spiega Greta Colombo Dugoni – io ero impegnata nello studio di nuovi solventi green ecosostenibili e atossici, i cosiddetti DES, mentre Monica lavorava da tempo sulla cellulosa. Abbiamo voluto unire i due progetti e iniziare a lavorare insieme, con l’obiettivo di riuscire a trovare fonti alternative per la produzione di cellulosa. Oggi infatti la cellulosa viene estratta soltanto dalle piante, ma in realtà è presente in molte materie di scarto che però nella maggior parte dei casi vengono incenerite”.

Di cosa parliamo?

Obiettivo: trovare alternative alla cellulosa estratta dalle piante

“Tutto nasce da uno studio accademico – aggiunge Monica Ferro – grazie al quale ci siamo accorte che i solventi erano in grado di purificare la cellulosa. Così abbiamo deciso di proseguire nella ricerca. Trovare alternative alla cellulosa estratta dalle piante è oggi un’esigenza sentita a livello industriale, anche perché questa sostanza è sempre più utilizzata anche come alternativa alla plastica, che è estremamente inquinante. Così abbiamo dato vita a una serie di test su diversi generi di biomasse e di scarti organici. Inizialmente abbiamo testato quelli della lavorazione del riso, la lolla, poi quelli della birra, la trebbia. Facevano al caso nostro perché si trattava di scarti che si possono trovare in grandi quantità. Poi abbiamo esteso la ricerca anche agli scarti della lavorazione del cardo, i cui semi vengono utilizzati in Italia per la produzione dei sacchetti compostabili, mentre gli scarti vengono inceneriti. Infine siamo arrivate a testare anche gli scarti della spremitura degli agrumi”.

Bi-rex è un acronimo che riunisce in cinque lettere una serie di concetti legati al progetto, spiegano le due ricercatrici. B come biomassa, I come innovazione, R come riciclo, la nuova vita che viene data ai materiali di scarto, ed Ex come estrazione, il procedimento usato per ricavare la cellulosa dagli scarti organici.

Ma qual è stato il percorso che ha portato questa idea innovativa sul mercato?

“Il progetto – spiega Colombo Dugoni – nasce due anni fa come un lavoro nato in sordina tra i ritagli di tempo, in mezzo ad altri mille, sviluppando il quale abbiamo iniziato a partecipare a diversi contest e competition dopo la prima domanda di brevetto. Ad affiancarci in questo percorso è stato il Polihub, incubatore di startup del politecnico di Milano, che ci ha aiutato a ottenere visibilità. Nel 2019 abbiamo partecipato al contest ‘Switch2product’ riservato a progetti innovativi e alle idee di business, e ci siamo aggiudicate un grant di 30mila euro per proseguire nella nostra ricerca acquisire contemporaneamente competenze di business per dare vita alla nostra idea imprenditoriale”. “Poi – prosegue Ferro – abbiamo ricevuto un investimento pre-seed da 160mila euro da un venture capital, che ci ha impegnate per un periodo di 12-18 mesi a

studiare come far evolvere il nostro progetto a livello industriale, per capire se potrà funzionare anche fuori dal laboratorio, su scala più grande. E infine abbiamo ricevuto un premio speciale di 15mila euro da Eni Joule, all’interno della competition Startcup Lombardia. Oggi i dati che abbiamo a disposizione ci lasciano ben sperare per un’evoluzione del progetto. Entro un anno contiamo di validare il processo su scala pilota, e da lì la nostra idea è di fondare una startup e portare avanti il progetto, rispetto al quale abbiamo già avuto primi riscontri da parte di alcune aziende. Ci stiamo focalizzando sul settore del tissue paper, quindi la produzione di carta di suo quotidiano: tovaglioli, fazzoletti, carta igienica, scottex” e del settore del packaging”.

Le due ricercatrici: “è ancora forte il gender gap”

Il percorso che Greta e Monica stanno affrontando, al di là dell’intuizione in grado di dare una risposta “green” alla crescente richiesta di cellulosa che viene dal mercato, è anche un esempio dell’eccellenza del contributo femminile al campo della ricerca, un settore in cui le donne faticano ancora a farsi largo come spesso meriterebbero in termini di carriera. “Sinceramente è triste che nel 2020 ci si ritrovi ancora ad affrontare questi discorsi – sottolinea Monica Ferro – Ma è vero, la voce delle donne nel nostro ambiente arriva con più fatica a farsi sentire, e ci dispiace. In realtà sia in ambito lavorativo sia a livello accademico per una donna dire ‘io ho un’idea’ non è così facile. A parità di proposta, è più facile che venga ascoltata la proposta di un uomo”. “La nostra fortuna – aggiunge Colombo Dugoni – è che siamo in due, testarde e con un carattere forte, e ci supportiamo a vicenda. Al primo no avremmo potuto mollare, invece ci siamo impuntate e siamo qui”.

Economia circolare e riciclo delle biomasse tra i cardini della ricerca

Un altro aspetto interessante del progetto Bi-rex è il fatto che una idea del genere fino a qualche anno fa, probabilmente, quando l’economia circolare sembrava un vezzo di pochi visionari, avrebbe suscitato meno interesse. “Sicuramente siamo stata ascoltate di più perché oggi la sostenibilità è un’urgenza per il pianeta. Ma il mondo della ricerca è impegnato da almeno 10 anni sul tema del riciclo delle biomasse, e sulla possibilità di produrre cellulosa con procedimenti alternativi a quelli ‘classici’”, afferma Ferro.

“Se oggi si sta più attenti a questi temi è forse perché lentamente si sta facendo strada un cambiamento di mentalità: non distruggo gli scarti, non li brucio, ma provo a trasformarli in qualcosa che può servire – conclude Colombo Dugoni – È il modo di pensare dei chimici, è la visione che ci ha portate a realizzare il nostro progetto. E siamo orgogliose del fatto di essere due chimici che parlano di ‘green’, è un po’ una rivincita verso chi associa il nostro lavoro all’inquinamento o alle sostanze tossiche. Di certo, in ogni caso, a far cadere l’attenzione su Bi-rex sono state anche una serie di circostanze che ci hanno dato l’impressione che questo sia il momento giusto, in cui la sensibilità delle aziende verso la sostenibilità ambientale è molto più alta. Per l’attenzione mediatica generata da Greta Thunberg, ma anche per i vincoli normativi in materia che vengono dall’Europa”.